La chirurgia radioguidata, utilizzando una sonda manuale e un radionuclide specifico (111 In-pentetreotide), permette l'amplificazione del segnale rispetto alla scintigrafia tradizionale rispettando la legge del quadrato dell'inverso della distanza. Questa metodica, che deve incontrare un perfetto affiatamento tra medico-nucleare e chirurgo, trova soprattutto indicazione nei casi di malattia metastatica con primitività rimasta occulta all'imaging convenzionale. L'elevato costo del materiale impedisce ubiquitarietà alla metodica che trova altre importanti limitazioni nella lenta clearance del tracciante radioattivo il quale, permanendo in organi parenchimatosi come fegato, milza e reni, può influenzare l'identificazione di lesioni molto piccole o con scarsa densità recettoriale. Manca infine il riscontro di dati relativi alla qualità di vita e soprattutto alla sopravvivenza dei pazienti trattati, il che impedisce una convinta posizione a favore di questa metodica che ha bisogno di ulteriori conferme.